Storie di pazienti e persone del Meyer

Domitilla, da paziente a infermiera del Meyer

Domitilla ha venticinque anni, un sorriso fresco e intelligente e indossa la sua divisa blu con visibile orgoglio. Da pochissimi mesi è un’infermiera del Meyer.

Sembrano molto lontani – ma non lo sono per niente – i tempi in cui invece è stata una paziente dell’ospedale. Era  il 2011 quando le  fu diagnosticato un tumore al plesso brachiale, sul nervo radiale, la “centralina” che comanda il braccio: “Pensavo fossero dolori legati alla mia attività sportiva – racconta – e invece la risonanza magnetica portò a questa diagnosi”. Da quel giorno Domitilla, che all’epoca aveva 18 anni e l’esame di maturità alle porte, ha iniziato il suo percorso dentro il Meyer: “Ho subito un intervento a novembre e poi otto cicli di chemioterapia, e per molti mesi ho fatto dentro e fuori dall’ospedale”. Di quel periodo Domitilla porta un ricordo marcato: “Era l’anno della maturità e io avevo deciso che non volevo perderlo: volevo studiare e fare l’esame normalmente. Per questo non ho interrotto gli studi frequentando la scuola dell’ospedale e grazie a questo programma ci sono riuscita”. Due giorni prima della fatidica data, era a fare su e giù nei corridoi del reparto per ripetersi la tesina: “È stato difficile, ma tutti, infermieri e medici, mi spronavano e l’amicizia con un altro paziente che aveva affrontato la stessa cosa mi ha dato molta forza”. La tenacia porta lontano e Domitilla, in barba alla malattia e temprata anche dalla necessità di combatterla, ne aveva da vendere: maturità fu. 
Chiuso quel capitolo, mentre continuava la sua battaglia contro il tumore, se ne è aperto un altro: “Nel periodo trascorso al Meyer, mi ha colpito osservare come gli operatori sanitari trattano i pazienti: riescono a vedere le persone, e non solo la malattia”. 

Nel periodo trascorso al Meyer, mi ha colpito osservare come gli operatori sanitari trattano i pazienti: riescono a vedere le persone, e non solo la malattia

E a quel punto Domitilla ha deciso: voleva riuscirci anche lei, indossare quegli occhiali speciali che guardano di là dagli occhi e giù fin dentro i pozzi profondi delle persone, dalle parti del cuore, dell’anima. E voleva farlo, assolutamente, al Meyer.

Era l’anno della maturità e io avevo deciso che non volevo perderlo. Grazie al progetto ‘Scuola in Ospedale’ ci sono riuscita

Fatto: dal primo giugno 2017 Domitilla porta una divisa blu, ci ha appuntato sopra delle mollette di legno a forma di farfalla e quando cammina nei corridoi del Meyer guarda divertita i bambini che in certe ore del giorno schizzano come saette davanti agli ambulatori dell’ospedale. Deve essere una sensazione potentissima tornare al Meyer da infermiera. Provare a replicare quello che ha vissuto da paziente, applicarlo ai bimbi che vede tutti i giorni: “Per questo ho pianto di gioia quando ho visto i risultati del concorso”, dice con un sorriso che si apre sul volto come un sipario pieno di promesse.

Decisi che volevo diventare infermiera e lavorare al Meyer anch’io: per questo ho pianto di gioia quando ho visto i risultati del concorso

Domitilla è uno dei volti del Meyer: la malattia che arriva, irrompe nella vita di tutti i giorni, e l’impegno dei piccoli pazienti che si salda a quello di medici e infermieri per provare a salvare la quotidianità. Continuare ad andare a scuola, certe volte, fa parte della cura. 

Un Meyer più grande e spazioso farà in modo che le tenaci Domitille possano essere sempre di più. Vuoi aiutarci a costruirlo? Puoi farlo con una donazione.