Storie di pazienti e persone del Meyer

Mamma Valentina e il suo libro per gli altri

Valentina è una mamma, una scrittrice, una disegnatrice. Una di quelle mamme che un giorno all’improvviso si è trovata catapultata dentro il Meyer con una brutta diagnosi per la sua bambina.

A Rebecca, quando aveva 22 mesi, è stata diagnosticata la leucemia. Oggi sta molto meglio e sta proseguendo il suo percorso di cura, ma i giorni difficili dei ricoveri e dei cicli di chemioterapia sono ancora un ricordo vicino.

È anche per dare una forma a quei ricordi che mamma Valentina ha deciso di diventare scrittrice. “Laura, la psicologa che ci ha seguiti fino dal momento della diagnosi, mi spinse da subito a tenere un diario che un giorno potesse essere utile alla nostra Rebecca per ricordare la  malattia”. Detto, fatto. In quelle pagine, che parlano il linguaggio dei bambini, si racconta la storia di un albergo molto particolare, che è poi il Meyer, dove piccoli guerrieri combattono battaglie tenaci contro mostri dai nomi difficili, come “Sarcoma” e “Linfoma”, “Leucemia”, “Neuroblastoma” e “Yolk Sac”. Ad aiutarli in questi duelli ci sono i medici, gli infermieri, i farmacisti, con le loro “pozioni colorate” capaci di arrivare dritte ai cuori dei mostri e sconfiggerle. “Ho pensato che questa storia potesse servire ad altri bambini che si trovano ad affrontare lo stesso percorso di Rebecca. E ai loro compagni di scuola, e alle loro famiglie, che magari, dopo che è stato assente per la malattia, si vedono tornare in classe un bambino senza capelli e vengono colti di sorpresa”.

Il libro si intitola “Mamma…andiamo in albergo oggi?” (Corrado Tedeschi editore). Albergo?

“Sì. La diagnosi di Rebecca è arrivata all’improvviso: eravamo andati al Pronto Soccorso e, letti gli esami del sangue, ci hanno ricoverato immediatamente. Quella sera dissi a Rebecca, che ancora non aveva 2 anni, che ci saremmo fermati a dormire in quell’albergo”. Da quel giorno il Meyer, nell’immaginario della piccola, divenne questo: “Quando invece dovevamo tornare solo per un day hospital, allora si diceva che andavamo in campeggio”. Anche questo è servito per rendere quei momenti un po’ meno difficili. Insieme a una notizia di quelle immense: due giorni dopo la diagnosi di Rebecca, mamma Valentina ha scoperto di essere incinta. E così, mentre Rebecca portava avanti la sua battaglia, nel pancione della sua mamma cresceva una bimba che oggi porta un nome molto eloquente: Vittoria.

Racconta ancora Valentina: “ll Meyer era diventato una seconda casa, un posto dove non saremmo mai voluti entrare, ma, una volta entrati, ci siamo sentiti al sicuro. Circondati da medici, infermiere e infermieri, oss e psicologhe che ci hanno seguiti fin dal primo momento con grande umanità”. Mamma Valentina ha un ricordo e una parola affettuosa per ognuna delle persone che hanno seguito la sua Rebecca, del Meyer non dimentica nessuno: dai clown, alle musicoterapeute, alle maestre, alle farmaciste. Alcune di queste persone le ha ritrovate anche quando, a libro pubblicato, c’è stata la presentazione : “C’era Tommaso (Casini, il pediatra oncologo che ha seguito Rebecca),  c’era Laura (Vagnoli, la psicologa) e la maestra Susy: per me è stato molto emozionante”.

Il cerchio del suo bel libro (che oggi si può trovare anche nello shop solidale della Fondazione, all’interno dell’ospedale) si chiude con un atto generoso: “Per me è stato chiaro fin dal principio che il ricavato del libro sarebbe andato a sostegno della Fondazione Meyer, per l’Oncoematologia”.