Storie di pazienti e persone del Meyer

Se una notte d’inverno… un dottore

Stefano Masi è il responsabile del Pronto Soccorso del Meyer. Una notte ha sentito il desiderio di raccontare il suo lavoro di medico e la vita emotiva di un reparto difficile come il suo. Per dire grazie a tutti i colleghi che ogni giorno giocano una partita speciale…

È successo così. Che una notte - ci immaginiamo che fuori facesse abbastanza freddo e che il Natale fosse ancora vicino - il responsabile del Pronto Soccorso abbia sentito il desiderio di raccontare il suo lavoro di medico, la vita emotiva di un reparto difficile come il suo. 

“Parafrasando Italo Calvino, scrivo queste poche righe per ringraziare davvero dal profondo del cuore tutte quelle persone – persone, non operatori – che con sacrifici personali e familiari dedicano la parte migliore della loro vita alla cura degli altri”

Ha il cuore tenero il dottor Masi, e racconta il mestiere di dottore dei bambini con una prospettiva che sa sganciarsi dal camice: “Qualche volta ci arrabbiamo, siamo stanchi, stressati, vorremmo essere altrove: ma ci basta poco per ritrovare passione in quello che facciamo, basta il sorriso di un bimbo o di una madre alla quale abbiamo restituito serenità.

Questo è quello che ci fa andare avanti, dribblando la sofferenza e il dolore come farebbe Cristiano Ronaldo col pallone, pronti a scattare verso la porta avversaria e segnare il goal più importante: quello del far star meglio un bambino  

Non è una partita semplice da giocare, quella degli operatori sanitari, e viene da chiedersi dove, anche loro, trovino gli strumenti per affrontarla ogni giorno. Il dottor Masi lo spiega così: “Talvolta ci arrendiamo al destino e ai nostri limiti e ci portiamo a casa la delusione e il malessere. Ma poi guardiamo i nostri figli, i parenti, gli amici cercando conforto nel loro affetto e, quasi sempre, azzeriamo i turbamenti e ripartiamo.

A tutti coloro che si riconoscono in questo, l’augurio di non cambiare mai

Il Meyer è anche questo: un fiume di camici e divise che si muove con umiltà e discrezione nei reparti.

Un Pronto Soccorso dove gli operatori sono abituati ad agire nell’urgenza, divisi tra lo spavento dei genitori e la voglia di sorrisi rassicuranti dei piccoli

È nel punto esatto in cui queste esigenze convergono che si incontrano dottori come lui, e come tutti i suoi colleghi che “quella notte d’inverno” la passano in ospedale. Certe volte sfrecciano in corsia. Altre ancora puoi trovarli così: a sedere sul letto di un paziente, mentre provano insieme a ricordarsi il nome di quel personaggio di Pinocchio che tanto li faceva ridere. E anche questa è cura.