Storie di pazienti e persone del Meyer

Clara e la sua medicina che scondinzola

Galileo è uno dei cani della pet therapy che al Meyer, ogni giorno, portano gioia e leggerezza nei reparti. Con Clara è nato un grande amore, capace di aiutarla anche durante i momenti più difficili

Clara ha 16 anni e vive il Meyer da quando è nata. Galileo ne ha 4 ed è una medicina che scodinzola.
Clara ha la fibrosi cistica: una malattia genetica che compromette la funzionalità di diversi apparati (soprattutto quello respiratorio e quello digestivo) e che ogni anno la obbliga a ripetuti  ricoveri.
In questi dolorosi, necessari, momenti di cura, Galileo fa parte della terapia.

Un giorno Francesca mi ha detto: c’è un cane nuovo. È stato amore a prima vista.

Lui, con il suo manto color castagna e lo sguardo nocciola, la tempra giocosa e la coda che sembra una lancetta indecisa su che ora sia.
Galileo è uno dei cani di Antropozoa, l’associazione che da oltre 15 anni, grazie al sostegno della Fondazione, è presente al Meyer con la pet therapy.
Pet therapy vuol dire attività assistita con gli animali. Al Meyer, da tanti anni, vuol dire cani che diventano tasselli importanti della cura, a tal punto che, in alcuni casi, i medici la prescrivono in cartella clinica. Dunque Galileo per Clara è ben più di un cane: è piuttosto un operatore sanitario, oltre che un amico.

Mi rende felice anche godermelo in anticipo: quando so che vedrò Galileo sono già più tranquilla da prima

“Ricordo ancora quando Francesca (presidente di Antropozoa, ndr) me lo ha presentato. Mi disse che c’era un cane nuovo: è stato amore a prima vista”. Talmente amore che, a entrare in una stanza con loro per fotografarli assieme, ci si sente quasi di troppo: “Per me Galileo è un aiuto incredibile – racconta Clara, con l’emozione che fa vibrare la voce e illumina gli occhi color cielo – Durante i ricoveri in ospedale, quando so che lo vedrò, sono felice da prima: mi rende serena anche godermelo in anticipo”.
E dentro questa frase ci sta tutto: l’ansia di doversi sottoporre a esami fastidiosi, quella di non sentirsi per niente bene, forse quella di essere stanca di stare così. E l’effetto prodigioso di un abbraccio al suo Galileo che comincia già prima di incontrarlo: solamente pensandolo.
Come quella volta che Clara doveva fare una tac: “Soffro di claustrofobia ed ero in ansia: per rilassarmi ho iniziato a pensare a lui e mi ha aiutata tantissimo”.

Soffro un po’ di claustrofobia: pensarlo durante una TAC mi ha aiutata a calmarmi

Galileo, da un anno a questa parte, c’è sempre quando Clara ne ha bisogno. È il suo preferito, della squadra di quattrozampe di Antropozoa: l’unico capace di risolvere anche le giornate no, quando Clara preferisce stare al buio e non ricevere visite. Per lui la porta è sempre aperta: si apparecchia il letto con la biancheria dedicata e Galileo può balzare su. Non ha mancato neppure l’ultimo compleanno della sua Clara, che in quei giorni era al Meyer per un ricovero: si è presentato con tutto il suo entusiasmo, con tanto di papillon e occhiali a forma di cuore (che Clara, saggiamente, ha imposto gli venissero  tolti immediatamente: “Non esageriamo, povero Gali!”).

Galileo è un aiuto incredibile.

Quella tra Clara e Galileo è una relazione preziosa: un ponte altissimo che attraversa e passa oltre la malattia. Qualcosa di simile, ogni giorno, accade a molti altri bambini che si curano al Meyer.  È anche per costruire questi ponti che abbiamo bisogno del sostegno di tutti.