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Schede primarie
Nel segno del fondatore dell'ospedale, l'accesso al Parco della Salute sarà da piazza Giovanni Meyer per proseguire su un viale attrezzato fra le colline fiorentine.
Una grande area boschiva che sarà, non solo bella alla vista, ma preziosa per proporre interventi di prevenzione e promozione della salute.
I locali riservati alle visite, grazie al linguaggio illustrato, avranno anche il sapore della sorpresa e della scoperta.
Le sale d'attesa saranno confortevoli e attrezzate in continuità con la filosofia Meyer, dove il gioco è una grande risorsa rassicurante e antistress per i bambini.
Per esprimere la nostra riconoscenza a chi dona il sangue abbiamo riservato loro una zona con comode poltrone e una vista suggestiva. Il centro potrà accogliere fino a nove donatori contemporaneamente.
Una porzione del Parco della salute, con accesso e parcheggio riservati, sarà dedicata alla neurospsichiatria infantile che si occupa di diagnosi, cura e riabilitazione dei bambini e degli adolescenti fino ai 18 anni con patologie di interesse psichiatrico.
Il nuovo laboratorio Ufa (unità farmaci antiblastici) sarà caratterizzato da un elevato livello di tecnologia che risponde a requisiti tecnici, strutturali, impiantistici, organizzativi e normativi per garantire a ogni paziente una terapia oncologica personalizzata e agli oeratori sanitari la sicurezza necessaria.
Il Centro per la simulazione pediatrica è un progetto strategico che prevede di realizzare la riproduzione realistica di alcuni ambienti ospedalieri, dalla sala operatoria alla camera di degenza. Una palestra preziosa per la formazione dei professionisti del Meyer.
“Cominciamo dalla fine”, suggerisce il suo babbo, Filippo. “È il 15 dicembre del 2016 e smanetto sul mio cellulare per controllare se è arrivata una mail: finalmente, alle 16.45, arriva una mail del dottor Casini che ci dice che l'ultimo controllo di Carlotta è positivo. Carlotta è guarita. Finiscono così due anni di cure che ci hanno catapultato in un mondo terribile e meraviglioso”. Quel giorno - noi ce lo possiamo solo immaginare - sono nati tutti un’altra volta. Si è voltata una pagina dura come il cemento.
In una capanna di fango del sud del Paese e con una situazione medica estremamente complessa: Joel è affetto da spina bifida occulta, e da alcune patologie ulteriori, una su tutte la sirenomelia, che lo obbligavano a una posizione dolorosa e gli rendevano impossibile qualsiasi forma di autonomia.
Per fortuna, un gran bel giorno, sul suo cammino è arrivato Maurizio Boganelli, coordinatore della onlus “Una scuola per Haiti” che non ci ha messo troppo a capire che il modo migliore per assistere Joel era portarlo con sé a Firenze, al Meyer.
Questa è una storia che, da trent'anni, ricomincia daccapo ogni notte. È la storia di mamma Silvia e di Duccio, suo figlio, affetto dalla Sindrome da Ipoventilazione Centrale Congenita, una rara malattia, conosciuta anche con il nome sindrome di Ondine, che colpisce i meccanismi di controllo del respiro: chi ne è affetto, appena si addormenta, non riesce più a respirare da solo ma ha bisogno della ventilazione meccanica. Di giorno, quando i bambini sono vigili, sono come i loro coetanei: giocano, mangiano, studiano, fanno sport.
Il Meyer diventa più grande.