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Schede primarie
“Che la forza sia con te”, scriveva in fondo quello zio lontano, invitandola a coltivare sempre le sue emozioni.
Dentro il pacco c’era un diario: elegante, tutto da scrivere.
Giulia ha preso in parola lo zio: si è fatta una grandissima forza, ha iniziato la sua lotta contro il tumore e ha annotato, su quel diario, ogni giorno di quel periodo.
Oggi, a sfogliarlo, quel diario è un piccolo capolavoro: un manuale di resilienza
La sua prima casa è stata la Terapia intensiva del Meyer. E anche se del suo soggiorno in reparto non conserva ovviamente alcuna memoria, Maria Giulia sa bene che quelle settimane trascorse in una delle culle riservate ai neonati più fragili dell’ospedale furono molto importanti per determinare il suo futuro. Sua madre, come tutte le mamme, conserva una memoria precisa, nitidissima, di quel periodo ed è capace di rievocarlo nei dettagli, con un’emozione sempre nuova. Maria Giulia era nata con tre giri di cordone intorno al collo e il suo posto, in questo mondo, ha dovuto conquistarselo.
È uno dei posti magici del Meyer. Uno stanzone grande grande che ogni giorno viene riempito di generosità, a fiumi. Quella delle donatrici di latte materno, tutte mamme instancabili, che hanno capito quanto sia prezioso il loro nettare per i piccoli e hanno deciso di metterlo in circolo, al servizio di altri cuccioli.
Manuel per tutti, al Meyer, è Manuelino.
Manuel ha trascorso 50 lunghissimi giorni in Tmo, il reparto speciale in cui vengono ricoverati i piccoli dopo i trapianti di midollo
Manuelino che ha imparato a suonare il violoncello mentre era ricoverato dopo un trapianto di midollo; Manuelino che cerca il modo di sdebitarsi per ringraziare chi lo ha curato; Manuelino con il sorriso timido ma un gran carattere nascosto sotto.
Il giorno in cui è entrato la prima volta al Meyer, quattro anni fa, è stato il primo di un nuovo corso. Per lui, per la sua famiglia. Visite, esami. Una cura un po' prepotente che però era l'unica possibile.
Intanto si avvicinava l'esame di terza media. Simone ci teneva tantissimo, non voleva perdere l'anno: “Lo ho sostenuto lo stesso, con la febbre e i brividi, proprio durante i giorni del ricovero al Meyer, grazie al progetto di scuola in ospedale”.
È successo così. Che una notte - ci immaginiamo che fuori facesse abbastanza freddo e che il Natale fosse ancora vicino - il responsabile del Pronto Soccorso abbia sentito il desiderio di raccontare il suo lavoro di medico, la vita emotiva di un reparto difficile come il suo.
“Parafrasando Italo Calvino, scrivo queste poche righe per ringraziare davvero dal profondo del cuore tutte quelle persone – persone, non operatori – che con sacrifici personali e familiari dedicano la parte migliore della loro vita alla cura degli altri”
Una “pallina”: così la hanno chiamata, da subito, i suoi genitori, e contro quella Simone ha combattuto per quasi un anno, prima di tornare alla vita normale.
“Io che ero abituato a correre, saltare, giocare, non fermarmi davanti a niente, ora mi trovavo chiuso in un ospedale senza le mie cose. I miei genitori mi dicevano che dovevo iniziare delle terapie che mi avrebbero fatto sentire male, la pallina doveva essere distrutta”, scrive.
A Rebecca, quando aveva 22 mesi, è stata diagnosticata la leucemia. Oggi sta molto meglio e sta proseguendo il suo percorso di cura, ma i giorni difficili dei ricoveri e dei cicli di chemioterapia sono ancora un ricordo vicino.
Si sono conosciuti durante le chemioterapie. Miriam e Filippo, 15 anni per uno, sono due pazienti del Meyer che oggi hanno finito il loro percorso di cura e sono tornati alla vita di tutti i giorni. Legati da una grande amicizia:
Ci siamo conosciuti al Meyer di Firenze nel reparto di Oncoematologia. Un luogo che ci ha insegnato a prendere la vita con leggerezza.
Clelia in questi giorni sta facendo una regata dopo l’altra con un' importante squadra agonistica di vela. Questo ci dice subito come sta: bene, adesso. Non deve neppure ritornare al Meyer per i controlli. Eppure non è lontano il tempo in cui è arrivata nell’ospedale pediatrico con una paresi alla parte destra del corpo.
Il Meyer diventa più grande.